“Siamo usciti e quella sera siamo rimasti a parlare fino alle luci dell’alba…”
È una frase da film ed è anche come ha avuto inizio la nostra storia. Il luogo non è di secondaria importanza nella creazione dell’atmosfera magica che ti permette di vivere quei momenti. È così che, lontani dai pensieri di tutti i giorni, quella sera ci siamo dati appuntamento al Samarcanda. Votato ad essere un tributo degli anni ‘70, questo locale intimo, nascosto nella zona industriale di Pagnacco (Udine), strega e non si fa dimenticare.
D’inverno coccola con la maestosa stufa in maiolica a centro sala e d’estate rasserena con le lucette colorate del giardino esterno. Si finisce a parlare di tutto perché forse a luci soffuse è più facile cercarsi negli occhi e sciogliere le proprie incertezze o perché Raffaella (proprietaria assieme a Beppe e al figlio Matteo) sceglie strategicamente il vinile giusto al momento giusto. Ormai diventati dei clienti fissi del Samarcanda, ci gustiamo veramente le serate trascorse lì. Guidati dal frizzante sorriso di Matteo in questo universo della birra, con i muri tappezzati da etichette, da sottobicchieri e tappi, e scaffali ricolmi di bottiglie che raccontano di sapori dal Belgio agli Stati Uniti, dal Messico alla Spagna, riusciamo anche noi ad orientarci tra i circa 400 nomi di lager, stout, IPA, weiss, acide, pils e porter (non senza rendergli la vita difficile, vero Alice?).
Nulla è lasciato al caso, nemmeno un gesto semplice come versare la birra. Ci penserà Beppe, infatti, dopo aver scelto il bicchiere più appropriato a versarvela correttamente e a controllare che tutto sia a regola d’arte. Questa cura e queste attenzioni concorrono a farci sentire speciali e rendono altrettanto importante la serata che stiamo vivendo. Le risate leggere assumono quindi sfumature, colori nuovi e si trasformano in una magnifica colonna sonora per un tempo che sai che catturerai in te per sempre.
Così, accadde che, con Alice qualche anno fa, seduti nel patio del Samarcanda, a luci ormai spente e lasciati anche da Beppe che dopo aver chiuso il locale ci ha raccomandati di tenerlo d’occhio, passammo la notte evitando il più a lungo possibile di salutarci e, quando ormai eravamo ognuno alla guida della propria macchina, io decisi di tornare indietro per inseguire Alice in auto ed iniziare a vivere ogni giorno assieme.